Secondo l’ultima ricerca degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, per 3 italiani su 4 lo smartphone è immancabile nello shopping. Il commercio elettronico aumenta, con numeri interessanti, nelle transazioni da telefono cellulare e si fa strada una nuova figura di consumatore: il mobile shopper. Gli analisti che seguono il fenomeno non sono stupiti. Alcune aziende nemmeno, ma non tutte: altre sembrano poco consapevoli del significato di questo lento, ma profondo, cambiamento delle nostre abitudini.
La notizia è stata rilanciata da tutti i giornali. Smartphone e acquisti sono un binomio sempre più stretto. Il telefono cellulare evoluto oggi ci serve per chiamare, mandare messaggi, interagire con amici e conoscenti sui social network, navigare su Internet e…prendere decisioni di acquisto.
Molti dei navigatori Internet da smartphone usano il cellulare nella fase di pre-acquisto, per scegliere che cosa comprare a dove.
Lo smartphone li aiuta, anche quando sono nel punto vendita ed è presente dopo, per richiedere assistenza e per altri servizi.
Lo smartphone ci segue, sempre.
Il mobile surfer, spesso connesso al web da cellulare, diventa, in alcuni casi, mobile shopper: acquista direttamente dal dispositivo, senza neppure accendere il pc.
L’Osservatorio Mobile business to consumer strategy del Politecnico di Milano rileva che il 10 per cento delle transazioni di commercio elettronico, in Italia, passa dallo smartphone.
Questi numeri risultano interessanti, anche per il mercato pubblicitario. Tra il 2014 e il 2015 gli investimenti in mobile advertising sono cresciuti del 53 per cento e hanno raggiunto un valore di 462 milioni di euro.
Che cosa dicono questi dati al mondo delle imprese?
Intraprendere azioni di visibilità sul canale mobile inizia a essere qualcosa di più di un’opzione.
Gli utenti che privilegiano il telefono cellulare per navigare e comprare non sono la totalità dei consumatori italiani, è vero.
Mobile surfer e mobile shopper sono, però, in significativo aumento.
Trascurarlo sarebbe un errore strategico. Ciò che serve davvero, in questi casi, è un cambio di prospettiva: per comprenderlo, è sufficiente pensare alle abitudini quotidiane, nostre e delle persone che stanno accanto a noi.