Come evitare refusi è un problema che riguarda tutti. Copywriter, addetti stampa e giornalisti sono i più coinvolti, ma il rischio di commettere imbarazzanti errori nei testi è universale. Ogni giorno scriviamo mail, documenti formali e informali o ci occupiamo di contenuti rivolti al pubblico o a larghe fasce di utenti: brochure aziendali, volantini pubblicitari, poster e cartelloni e, per gli uffici stampa, press kit, comunicati, inviti, materiali di approfondimento. Il rischio del refuso sta lì, in ogni angolo, appostato come un soldato. Come evitare refusi e spiacevoli danni d’immagine?
Pmi, piccole e medie aziende, copywriter liberi professionisti, agenzie di comunicazione, grandi imprese: il refuso non risparmia nessuno. Tanto è probabile un errore nel testo, tante sono le sue conseguenze: anche la più piccola svista può risultare un segnale negativo nei confronti del destinatario. Nella maggior parte dei casi, un errore nel testo suscita una brutta impressione in chi legge. Per questo, chiunque scrive documenti o contenuti ha metodi e tecniche specifiche per ridurre le sviste.
Quali sono i refusi più diffusi? Tecnicamente, un refuso è un “errore di battitura”: si parlava di refuso quando una o più lettere venivano scambiate in fase di stampa per un errore nella composizione.
Anche la migliore dattilografa, ai tempi delle macchine da scrivere, poteva commettere errori e a tutt’oggi, di fronte a monitor e tastiera del computer è possibile sbagliare.
Per questo genere di errori interveniva il correttore di bozze e il motivo era ben fondato. Uno dei modi per evitare i refusi, infatti, è far leggere il testo ad un’altra persona. Chi ha scritto il testo, infatti, non vede i propri refusi, perché il suo cervello tende a leggere la parola come l’ha pensata, non come è scritta.
Oggi, però, se parliamo di errori nei testi, dobbiamo menzionare molti casi differenti:
- Errori concettuali
- Lapsus
- Errori di formattazione
- Errori di traduzione
- Scorrettezze ortografiche, grammaticali e sintattiche
L’errore concettuale è un contenuto non verificato, per esempio:” l’azienda nasce quarant’anni fa, cioè è stata fondata nel 1972”. L’origine di questi refusi è, spesso, un incrociarsi di informazioni sedimentate nel tempo e non aggiornate.
Il lapsus è un refuso molto, molto insidioso: capita, ad esempio, se il copy tende a confondere la parola “sante” con “tante” ed è un errore che si ripete.
Gli errori di formattazione riguardano spesso vocali accentate, segni di punteggiatura e si possono verificare in allegati di posta elettronica, documenti che passano sotto diversi programmi di scrittura e così via.
Le scorrettezze grammaticali e sintattiche sono veri e propri errori di scrittura.
Possono essere errori ortografici; traduzione di modi di dire dialettali; inesattezze nella concordanza dei tempi. Questi errori non dovrebbero mai comparire in un testo aziendale, in un catalogo o in una brochure; anche in questo caso, il modo per evitarli è sempre una rilettura a mente lucida dei contenuti.
Le imprecisioni non sono veri e propri refusi: indicano, però, che, con un più tempo e attenzione, il testo avrebbe potuto essere scritto in modo più chiaro e piacevole da leggere per il lettore.
Come si evitano i refusi?
I copywriter più attenti adottano un metodo rigoroso, puntuale, preciso fino all’ossessione.
Per sintetizzare possiamo elencare quali sono le cause più frequenti che portano a errori nel testo:
- La fretta. Scadenze troppo ravvicinate, testi rivisti a orari extra, eccessivo multitasking…il refuso sta in agguato
- Assenza di controlli incrociati. I contenuti sono scritti da una sola persona? Nessuno è incaricato di rileggerli?
- Testi scritti solo a monitor. Copy e giornalisti lo sanno bene: gli errori si vedono meglio su carta!
- Troppe persone incaricate. Ci sono troppi professionisti coinvolti in quel lavoro? Le mansioni sono ben suddivise? Qualcuno ha forse pensato “ai testi ci penserà l’altro”?
Ne riparliamo.