La conferenza senza voce

Che cosa succede quando il canale consueto di un processo di comunicazione, per motivi che non dipendono da noi, viene a mancare? Per esempio, un esperto è chiamato a tenere un seminario durante un workshop di aggiornamento per professionisti . Un contrattempo, però, gli impedisce, almeno per tre quarti d’ora, di mostrare sullo schermo la sua presentazione. Noi eravamo tra il pubblico e pensavamo: già, quando è stata l’ultima volta che abbiamo assistito a un discorso tenuto soltanto a voce, senza “slides”? Il problema sta nello stile di comunicazione …

 

Può accadere in qualsiasi momento: è sufficiente un guasto tecnico e per qualche ora il nostro consueto modo di lavorare non ci è più possibile. Oggi, soprattutto, il nostro quotidiano è affidato un insieme di piccole e grandi tecnologie che oramai sono considerate di base e non ci abbandonano mai, se non per pochi minuti. Sono tante però: dallo smartphone al pc, alla connessione Internet…
Allo sfortunato esperto di cui sopra era capitato l’impensabile: in una fiera molto nota e frequentata e in uno spazio attrezzato, le slides proprio non partivano. Le conferenze in agenda erano molte e i ritardi si stavano accumulando. Il relatore dunque si è rassegnato a tenere il discorso senza diapositive. Per un attimo ha pensato di mostrarle al pubblico invitando ciascuno di noi ad avvicinarsi al suo notebook; ha poi proseguito, come si dice, “a braccio”, con un visibile impaccio iniziale. Sul finire del suo intervento il guasto tecnico si è risolto e abbiamo potuto, infine, ripercorrere il discorso anche in video.
Da colleghi, all’esperto va la nostra solidarietà: quello che ha dovuto affrontare, in fondo, è stata la gestione di un imprevisto spiacevole e che non doveva accadere. Il modo in cui però ha proseguito la conferenza ci ha fatto riflettere. Il discorso aveva perso di efficacia, quasi che il supporto visivo fosse, in quel caso, una condizione necessaria.
Il motivo c’è: quando il relatore ha deciso di proseguire l’intervento senza diapositive, non ha cambiato stile di comunicazione. Ha continuato a parlare come se avessimo tutti di fronte le slides, perché a questo si era preparato e questo era abituato a fare. Il contesto comunicativo, però, era differente e il suo discorso, per catturare l’attenzione e farsi comprendere, avrebbe dovuto seguire altre regole.

Affidare un messaggio a un misto di voce e immagini non è lo stesso che affidare il proprio messaggio solo alla voce, ai gesti e alla corporeità di chi parla. Entrambi i contesti sono possibili e funzionano, ma in modo differente. Un relatore che approfondisce dei concetti riassunti in schemi visivi incolla i nostri occhi allo schermo; un relatore senza slides deve coinvolgerci in modo molto più intenso con la voce, magari con il corpo, come fanno gli attori.

Sia chiaro, non scriviamo per muovere critiche ma per riflettere.
Il primo punto: ciascun medium richiede strategie, stili e registri differenti. Se il mezzo cambia, è l’intero processo di comunicazione a cambiare.
Il secondo punto: uscire dai confini abituali e abbandonare un modo di lavorare consolidato per una strategia nuova non è facile; spesso, però, è necessario.
Ora, in quel caso le diapositive avevano ripreso a funzionare. Oggi, però, siamo sicuri che il nostro consueto modo di lavorare sia ancora efficace?