E’ stato firmato in Expo 2015, la settimana scorsa, il Manifesto per il Made in Italy. Un gruppo di imprenditori italiani, guidati da Sanpellegrino, ha redatto dieci punti che, se messi in pratica, aiuterebbero il mercato nazionale a consolidare le sue posizioni dopo l’esperienza dell’Esposizione universale. Il manifesto è stato poi consegnato a Ivan Scalfarotto, sottosegretario di stato al Ministero delle Riforme, in rappresentanza del governo.
In Editoria & Immagine ci sentiamo di sottoscrivere il manifesto, che, speriamo, non sia solo un decalogo di buoni propositi.
Il Manifesto per il Made in Italy ha un obiettivo chiaro: capitalizzare le opportunità nate da Expo 2015 e migliorare le prospettive di mercato dei prodotti distintivi del patrimonio nazionale. Nel manifesto, troviamo: il ruolo fondante del “Made in Italy” come cifra culturale; l’importanza dei saperi produttivi della tradizione; il ruolo delle eccellenze territoriali; l’auspicio che si investa di più in innovazione e formazione; le criticità di fisco e burocrazia. Ritroviamo, nel Manifesto per il Made in Italy, la consapevolezza che sia necessario un cambio di strategia per dare impulso ai mercati.
“Fare sistema significa instaurare un rinnovato spirito cooperativo”,
è il punto che ci piace di più, perché invita i diversi soggetti chiamati in causa, “attori politici, sociali, economici ed imprenditoriali” a pensare e lavorare in modo diverso. Accantonare l’aspetto meramente competitivo per immaginare, invece, una prospettiva, un metodo, un obiettivo comune aiuterebbe tutti a trovare soluzioni nuove.
“Per vincere all’estero il Made in Italy deve presentarsi con una visione d’insieme”.
Promuovere, infatti, non solo le singole imprese, ma l’impresa Italia, è la chiave per uscire da un individualismo che, in molti contesti economici, è oggigiorno un elemento negativo. Infine,
“la percezione del valore passa dal racconto dell’arte del saper fare”
Questo è tutto il nostro lavoro: comunicare. Studiare il modo migliore per trasmettere e divulgare un messaggio è il compito di una buona strategia di comunicazione. Comunicare in modo superficiale o poco studiato è rischioso, di più, inefficace.