Smart working o lavoro agile: il lavoro che si definisce a prescindere dalla postazione, a casa, in ufficio o in altre sedi è in aumento. L’osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ne ha parlato mercoledì 11 ottobre, nel corso di un convegno al Campus Bovisa. I numeri della ricerca fanno ben sperare anche se, come hanno osservato gli esperti, è importante soprattutto guardare “sotto la punta dell’iceberg” e capire perché e come il lavoro agile è un bene.
Mercoledì scorso, la sala del Campus Bovisa era gremita. Accade spesso, per gli incontri organizzati dagli Osservatori del Politecnico di Milano, ma in questo caso l’argomento sembrava di importante attualità. Si è parlato di smart working, a pochi mesi dall’approvazione della legge sul Lavoro Agile, che ne definisce e codifica le condizioni per le imprese. “Oggi non si può più dire che fare smart working non è possibile, perché non è regolamentato”, ha esordito Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio.
Che cosa dice la ricerca?
Lo smart working o lavoro agile è in aumento presso le grandi imprese.
Sono le realtà aziendali con il numero più alto di dipendenti ad aver sperimentato le prime forme strutturate di smart working. Secondo i dati, sarebbero il 36 per cento.
Gli smart worker oggi sono circa 305 mila.
Le persone che lavorano alternando giornate in ufficio, incarichi svolti a casa, fuori sede o in spazi di co-working, sono circa l’8 per cento del totale dei lavoratori, rispetto al campione. Gli smartworker sono dipendenti disposti a muoversi di più rispetto alla sede in ufficio, ma non sono impiegati che lavorano tutti i giorni da remoto. I progetti strutturati di lavoro agile possono comprendere circa 5 giorni al mese fuori dall’ufficio.
Il lavoro agile prende piede nelle Pmi…in forma non strutturata.
Alcune piccole e medie imprese dichiarano di praticare una certa flessibilità in orari e sedi di lavoro: uno smart working informale, si potrebbe dire, cioè non dichiarato e non ufficiale. La buona notizia sta nel fatto che di lavoro agile si cominci a parlare sempre di più. Si tratta, però, di un ambito ancora agli esordi, con grandi margini di sviluppo.
Quali sono i vantaggi dello smart working?
Per i lavoratori, lo smart working si traduce in una migliore qualità della vita: si riducono gli spostamenti da casa all’ufficio, diminuiscono stress e spese di trasporto. Lo smartworker sviluppa di necessità maggior competenze digitali, per stare in contatto con piattaforme aziendali e per comunicare; inoltre, acquisisce una maggiore responsabilità e una più decisa consapevolezza dei risultati.
Per le aziende, riuscire a fidarsi di un dipendente in smart working ha una ricaduta in produttività ed efficienza. Per la società civile e per i sistemi urbani, l’aumento del lavoro agile ha conseguenze nella riduzione del traffico e nell’impatto ambientale dei sistemi di trasporto.
Che cosa succede al dipendente che lavora da casa?
Il professionista che lavora, ma non sempre è presente in azienda, assume presto un nuovo metodo operativo. La misura del suo lavoro non è più il tempo trascorso alla scrivania, ma l’aver raggiunto degli obiettivi.
Gli esperti sottolineano che è la cultura del risultato, l’approccio pragmatico che guarda a quello che si è prodotto il portato più importante dello smart working.
Questo è l’aspetto che ci piace di più e che ci aspettiamo di vedere crescere nelle aziende.