Ice Bucket Challenge: comunicazione vincente?

Sul fenomeno dell’Ice Bucket Challenge, le docce ghiacciate che stanno
spopolando sul web, si è detto e scritto molto. 

Come ogni novità che si rispetti, l’iniziativa ha generato commenti entusiasti, ma anche forti polemiche. Superando ipocrisie e critiche, cerchiamo di analizzare il fenomeno dal punto di vista della comunicazione e dell’incidenza dei Social
Network. 

 

La Storia dell’Ice Bucket Challenge

L’Ice Bucket Challenge (letteralmente “sfida del secchio ghiacciato”) parte da un’idea di Peter Frates, ex giocatore americano di baseball, colpito da SLA (Sclerosi Laterale Miotrofica). Co-fondatore del progetto è stato Corey Griffin, che per un destino beffardo ha trovato la morte annegando in circostanze misteriose nei giorni scorsi. La sfida consiste nel rovesciarsi addosso un secchio di acqua ghiacciata. Chi supera la prova ha diritto a “nominare” altre persone. I nominati hanno 24 ore di tempo per portare a compimento la sfida. In caso contrario, la “penitenza” è quella di fare una donazione a favore della ricerca contro la SLA. Va da sé che le 24 ore di tempo sono una componente marginale e fittizia del meccanismo: il vero scopo del’Ice Bucket Challenge è quello di raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla SLA.

 

La viralità del secchio d’acqua

Polemiche a parte, a suon di hastag #IceBucketChallenge il mondo dei social si è riempito di video di
secchiate di acqua ghiacciata auto-inflitte. Grazie al coinvolgimento di personaggi famosi, cantanti, campioni di ogni sport, il fenomeno è diventato virale e in poco tempo ha saputo attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. Al di là delle critiche sulla questione donazioni reali o meno, sullo spreco di acqua o sulla
trovata pubblicitaria” avanzate da diversi utenti del web, l’Ice Bucket Challenge ha superato la soglia della viralità e si è diffuso a macchia d’olio anche in Italia. Il perché di questa rapida diffusione? Come spiega nel suo post il web writer Riccardo Esposito (http://www.mysocialweb.it/2014/08/25/ice-bucket-challenge/), due sono gli elementi chiave che hanno contribuito alla viralità del messaggio: le emozioni forti e la nota comica. A questo si può aggiungere il coinvolgimento dei personaggi famosi:  il loro mettersi in gioco non ha fatto che
aumentare l’eco dell’iniziativa. Gioca la sua parte anche l’umano desiderio di mettersi in mostra. L’artista Andy Warhol disse che: “in futuro ognuno avrà i suoi quindici minuti di notorietà”. In questo caso quindici sono i secondi ma il concetto calza a pennello. Il mix di questi elementi ha portato alla diffusione del fenomeno
su larga scala.

Un’idea vincente

A sostegno del successo dell’iniziativa, da un punto di vista comunicativo, arrivano diversi dati. Come riporta la stessa pagina Facebook di AISLA Onlus nel weekend 24-25 agosto il sito www.aisla.it ha fatto registrare oltre 339mila pagine viste per un totale di 143mila utenti unici. Nella sola giornata di Martedì 26 agosto gli utenti
unici sono stati oltre 60mila. Anche la stessa pagina Facebook segnala un incremento notevole di traffico, con un aumento di oltre il 100% della portata dei post. Dal punto di vista economico, i fondi raccolti sono
arrivati a un milione di euro. L’intuizione di partenza è stata ottima: l’attenzione attorno all’argomento è
aumentata, se poi questa si concretizzi o meno è un problema legato più all’essere umano che alla natura del fenomeno. La comunicazione e i social media hanno svolto il loro compito diffondendo il messaggio ma non possiamo pretendere che da soli possano cambiare i comportamenti delle persone.

 

Fonti:

http://www.mysocialweb.it/2014/08/25/ice-bucket-challenge/

http://www.pionero.it/2014/08/25/ice-bucket-challenge-tra-polemiche-e-dati-di-fatto-la-doccia-gelata-social-funziona/

http://www.downloadblog.it/post/114498/che-cos-e-icebucketchallenge-doccia-ghiacciata-contro-sla-storia

http://vitadigitale.corriere.it/2014/08/24/ice-bucket-challenge-24-milioni-di-video-per-70-milioni-di-dollari-ma-in-italia/