Pr digitali sconosciute

La Social Media Week che si è tenuta la settimana scorsa a Milano ha dato, ai professionisti del mondo della comunicazione, spunti di riflessione su presente e futuro del loro lavoro. Si è parlato anche di pr digitali, l’evoluzione in chiave web 2.0 delle relazioni pubbliche. Le pr digitali si concentrano sul ruolo dei contenuti e delle interazioni che si producono on line, sui blog e sui social media e lavorano affinché sulla rete cresca la visibilità di una marca o di un evento. Come le relazioni pubbliche tradizionali, le pr digitali non si improvvisano…

 

Venerdì scorso, il 27 febbraio, alla sala conferenze di palazzo Reale, a Milano, un pubblico numeroso assisteva a uno degli ultimi incontri della Social Media Week. “Facciamo il punto sulle pr digitali”. Al microfono, Roberto Venturini, digital planner, (http://robertoventurini.blogspot.it/) , Laura Renieri, blogger, fondatrice di www.theoldnow.it  e Andrea Del Campo, Chief Press Officer di Ford Motor Group.
Per commentare quanto abbiamo ascoltato quella mattina prendiamo a prestito un’affermazione di Venturini:  per le pr digitali non c’è ancora una definizione univoca. E’ certo però che tutto quello che mira a “generare reputazione”  e far crescere la visibilità di una marca, lavorando su chi fa opinione in rete, appartiene alla sfera delle  pr digitali.
L’agenzia di comunicazione, in questo caso, ha tra i suoi destinatari influencer e blogger: coloro cioè che, grazie alla quantità e alla qualità dei contatti che coltivano attraverso il web e i social media, possono contribuire a diffondere messaggi significativi su un brand o un prodotto.
Gli interventi che si possono adottare per rivolgersi ai blogger sono diversi: dalla semplice proposta di testare un prodotto sino alla organizzazione di un blog tour, ma questi, ha sottolineato Venturini, sono i più noti e neppure i più originali. Per fare pr digitali serve  “creatività”, ha precisato, per immaginare e proporre modalità di interazione sempre nuove.

Laura Renieri ha aggiunto un altro elemento che ci preme sottolineare:  blogger e influencer  vanno coinvolti sulla base di un disegno preciso. L’agenzia potrà ricevere riscontri positivi solo da quei blogger che avrà scelto con cura: avendo verificato, cioè, che le loro fasce di lettori e gli argomenti di cui amano scrivere sono pertinenti con quanto interessa all’azienda stessa. Il blogger non accetta di scrivere di qualsiasi cosa, anche nei casi in cui l’agenzia gli faccia una proposta di sponsorizzazione, dietro, dunque, compenso di denaro.

Quello che serve, in fondo, non è molto diverso da una delle attività specifiche di un ufficio stampa: ai giornalisti non si mandano comunicati stampa “ a pioggia”, ma solo quelli che possono risultare interessanti per loro. In modo ancora più vincolante, il metodo vale anche per i blogger: che non scriveranno per nulla dell’azienda in questione, se non la trovano in target con le esigenze dei propri lettori e, dunque, del proprio spazio sulla rete.
Per fare pr digitali serve spirito di innovazione: prima di tutto, però, serve una strategia definita, che ha individuato con cura obiettivi e destinatari e non è stata intrapresa per spirito di emulazione.

Alle imprese che si vogliano affacciare a questa prospettiva, noi di Editoria & Immagine consigliamo di farlo non perché va di moda, ma perché, il mondo, oggi, è reale è virtuale insieme, è fatto di giornali di carta e siti web, di passaparola tra persone in carne a ossa alla fermata dell’autobus e di commenti su Facebook e tutto, infine, contribuisce a creare l’immagine di una marca.